venerdì 28 settembre 2012

IL NOSTRO WELFARE E' IN ROVINA!


L’editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi pubblicato sul Corriere della Sera di domenica scorsa con il titolo «C’era una volta lo stato sociale» ribadisce con chiarezza alcuni luoghi comuni conformi alla visione neoliberista la cui applicazione ha concretamente contribuito alla crisi globale; la loro convinta riproposizione è un segno della difficoltà di uscire da quella visione e dalle sue conseguenze (per timore che ciò possa accadere, in un precedente articolo Giavazzi ha proposto perfino che il Parlamento attuale blindi per la futura legislatura quanto già attuato della «Agenda Monti»!). Secondo i due economisti, il nostro sistema di welfare non è compatibile con la crescita, dunque dovrebbe essere «profondamente» ripensato affinché garantisca i suoi servizi solo alle classi meno abbienti e non anche alle classi medio-alte le quali, però, dovrebbero essere sgravate dai corrispondenti oneri fiscali e contributivi; in tal modo si eliminerebbe quello che viene definito «un giro di conto» che «scoraggia il lavoro e la produzione»: «… se anziché essere tassato con un’aliquota del 50% dovessi pagare un premio assicurativo a una compagnia privata, lavorerei di più per non rischiare di mancare le rate».

Una crudele demografia
Questa indicazione sarebbe rafforzata e resa urgente dall’invecchiamento demografico che avrebbe incrementato in modo straordinario la spesa previdenziale e quella sanitaria; le corrispondenti prestazioni, seguendo la logica dei due economisti, dovrebbero essere privatizzate, salvo garantirne un livello minimo di tipo assistenziale (o caritatevole).
I due autori ricordano che anche a seguito dell’invecchiamento della popolazione (ma non solo), «relativamente pochi ‘lavoratori’ devono farsi carico di tutti quelli che non lavorano». Ciò è naturalmente vero (nel senso letterale). Tuttavia, una prima considerazione generale è che, crescendo la quota della popolazione anziana, non dovrebbe esserci nulla di stupefacente e riprovevole se anche l’incidenza sul Pil dei beni e servizi da essi assorbita tendesse ad aumentare; specialmente se si fa specifico riferimento a beni e servizi che – almeno in parte – hanno negli anziani i loro più naturali destinatari. D’altra parte, se la quota sul Pil della spesa previdenziale e sanitaria rimanesse costante o addirittura diminuisse pur crescendo il numero relativo degli anziani, la partecipazione di ciascuno di essi al reddito nazionale si ridurrebbe rispetto a quella media pro capite nazionale. Questo è in effetti l’obiettivo di chi – sottacendo o negando le responsabilità del modello neoliberista sul peggioramento generale delle condizioni di vita e di lavoro – strumentalizza i reali problemi della condizione giovanile sviando l’attenzione su improbabili contrasti intergenerazionali. I giovani sono più penalizzati dalla crisi perché colpisce tutto il mondo del lavoro e, quindi, particolarmente chi cerca d’entrarci; ma pagano anche gli effetti controproducenti delle politiche spacciate in loro favore che peggiorano la condizione dei lavoratori più anziani e dei pensionati.
Queste politiche, oltre ad avere un’impronta regressiva rispetto ai valori etico-sociali che hanno contribuito a sostanziare il progresso civile dei paesi occidentali, sono tuttavia infondate anche dal punto di vista dell’efficienza economica e controproducenti ai fini di una ripresa quantitativa e qualitativa della crescita.
La spesa sanitaria italiana è leggermente inferiore (la nostra distanza cresce se confrontiamo la spesa procapite) rispetto alla media europea e quest’ultima è nettamente minore di quella statunitense che, come quota di Pil, è quasi doppia e in termini procapite è ancora più elevata (rispetto a quella italiana è quasi il triplo). Eppure non esiste una evidenza empirica che faccia ritenere la situazione sanitaria Usa migliore di quella europea; anzi, nel paese più ricco del mondo continua ad esserci circa un 15% della popolazione che è troppo ricca per poter accedere al sistema pubblico e troppo povera per permettersi un’assicurazione privata. Questo forte divario, sia di maggiore spesa che di minore copertura rispetto all’Europa, è strettamente connesso al fatto che mentre da noi la componente pubblica gestisce mediamente il 75% dei sistemi complessivi, negli Usa la componente privata è prevalente. Questi dati confermano risultati consolidati della letteratura economica e, in particolare, quanto sia infondata l’affermazione secondo cui ridurre le prestazioni e i corrispondenti costi di un sistema di welfare pubblico dovrebbe renderci necessariamente più soddisfatti e produttivi: spesso, ciò che accade quando si procede in quella direzione è che aumentano i costi a fronte di un peggioramento della copertura assicurativa.
Per i bilanci pubblici i sistemi previdenziali possono costituire un aggravio se il saldo dei loro flussi finanziari è negativo; ma in Italia la differenza tra le entrate contributive e le uscite effettive, cioè al netto delle ritenute fiscali, è invece positiva fin dal 1998 (le riforme dei primi anni ’90 erano state rapidamente efficaci sul piano finanziario, anche se successivamente, quasi ogni anno, ci sono state ulteriori misure restrittive), per un ammontare che è andato crescendo, attestandosi attualmente a circa l’1,8% del Pil.
Secondo Alesina e Giavazzi, «il lavoro e la produzione» sarebbero avvantaggiati e ciascuno sarebbe più attivo se potesse ridurre la propria assicurazione previdenziale con il sistema pubblico e sostituirla con una privata. Eppure la matematica attuariale dimostra che coprire un rischio è tanto meno costoso quanto più ampio è il numero di interessati che si assicurano insieme; i dati confermano inequivocabilmente che i costi di gestione dei sistemi pubblici a ripartizione estesi ad un’intera collettività sono nettamente inferiori rispetto a quelli privati gestiti a capitalizzazione poiché i secondi usufruiscono di minori economie di scala e debbono affrontare consistenti spese per la gestione finanziaria e per la rete commerciale che quelli pubblici non hanno.
La volatilità finanziaria
Le prestazioni di un sistema a ripartizione nazionale, legate grosso modo all’andamento del Pil, sono poi nettamente più stabili rispetto a quelle dei fondi a capitalizzazione legate agli andamenti molto più volatili dei mercati finanziari; e poiché la ragion d’essere dei sistemi pensionistici è «assicurare» il reddito negli anni della vecchiaia, la maggior sicurezza offerta da quelli pubblici è un requisito dirimente per affidare loro la parte essenziale della copertura pensionistica di una collettività. I fondi privati possono assolvere un’utile funzione integrativa per chi può permettersela, ma non possono assumere un ruolo sostitutivo che, invece, continua ad essere propugnato nonostante l’eclatante dimensione finanziaria della crisi globale. Proprio la dirompente incertezza economico-sociale accresciuta nei sistemi economici dall’applicazione delle teorie neoliberiste (che pensavano di averla esorcizzata derubricandola teoricamente a rischio probabilisticamente prevedibile) richiede iniezioni di stabilità.
La crisi globale, peraltro, affonda le sue radici strutturali in aspetti reali del sistema economico che lascia inoccupate forza lavoro e impianti e, allo stesso tempo, non è in grado di soddisfare bisogni anche primari negli stessi paesi economicamente più sviluppati (non parliamo dei miliardi di persone che combattono con la fame). Alesina e Giavazzi apprezzano i recenti aumenti dell’età di pensionamento (anzi considerati tardivi), però devono anche ammettere che, nonostante l’invecchiamento demografico abbia fatto diminuire la quota delle persone in età lavorativa, una parte crescente di esse rimane disoccupata o addirittura fuori dal mercato del lavoro.
Evidentemente, il problema non è tanto nelle tendenze demografiche, ma nel sistema produttivo che dopo tre decenni di «riforme» neoliberiste non è in grado di creare sufficienti posti di lavoro. Continuare ad ignorare questo dato di fatto e il contributo che un welfare state adeguato può dare (come già storicamente è accaduto) alla stabilità economico-sociale, alla capacità innovativa del sistema produttivo e, dunque, sia alle condizioni della domanda che dell’offerta rappresenta un serio ostacolo per il superamento positivo della crisi.

giovedì 27 settembre 2012

IL 29 TUTTI A ROMA!!

Per il 29 di settembre,a Roma ci sarà una manifestazione,o più che una manifestazione,si prospetta un'occupazione davanti al governo,con tende!
Io personalmente sono scettico,nel senso che nella storia,ogni qualvolta si sono tenute manifestazioni,proteste,in fondo nn si è mai cambiato niente,se non piccole briciole,che non possono e nn devono accontentare il popolo!
Se però si da uno sguardo all'attuale situazione Italiana,ci si chiede se almeno questa manifestazione-occupazione può dare lo slancio giusto,a  un popolo ormai assopito dai beni,che ne offuscano tristemente la lungimiranza dell'azione umana,tesa a migliorare le condizioni di tutti!

mercoledì 26 settembre 2012

PRIME SOLLEVAZIONI POPOLARI,IN SPAGNA!

In Spagna previsto oggi pomeriggio,l'accerchiamento del parlamento spagnolo, l'elìte spagnola,inizia seriamente a preoccuparsi,spiegando forze dell'ordine a presidiare il palazzo del governo,si teme per un colpo di stato! LA SPAGNA SI E' DEFINITIVAMENTE RIBELLATA PER ORA IN MANIERA POSITIVA!

martedì 25 settembre 2012

LA SPAGNA SI RIBELLA NON DORME!!!

In spagna la gente chiede dignità,in migliaia circondano la polizia,appostata in difesa del congresso! SIAMO UNITI ALLA SPAGNA,SPERANDO POSSA FAR SCATURITE ANCHE LA VOGLIA DI CAMBIAMENTO ITALIANA!
GUARDATE UN PO COSA TRASPORTANO QUESTI CAMION....?!? (APRITE IL LINK CLICCANDO LA SCRITTA)
Prima delle ore 13,00 di oggi quattro erano i feriti registrati per l'agitazione fra gli operai dell'Alcoa e degli appalti con le forze dell'ordine. 
I lavoratori volevano entrare nell'Assessorato. A bloccarli le forze dell'ordine in tenuta antisommossa. "Non siamo delinquenti, state respingendo i vostri figli", hanno gridato agli agenti. Sono rimasti feriti sia Daniela Piras, la Segretaria Provinciale della Uilm del Sulcis e un agente.  
Un lavoratore colpito da un estintore è stato soccorso, mentre un agente ha riportato un ematoma sul volto. Gli altri operai che hanno fatto resistenza passiva invece sono stati spostati dall'ingresso dell'Assessorato dalle forze dell'ordine. La tensione è ancora elevata mentre continuano ad arrivare altri operai da Portovesme. L'appuntamento davanti all'assessorato regionale del Lavoro è stato deciso questa mattina nel Sulcis proprio durante un'assemblea per richiamare l'attenzione della Regione sugli ammortizzatori sociali anche per gli operai della imprese esterne. 
I sindacati nell'attesa di salire alla riunione hanno ribadito che "almeno il 50% dei lavoratori che opera nello stabilimento rischia di rimanere senza ammortizzatori sociali

Landini, Marchionne ha detto a Monti che gli investimenti ci saranno “al momento idoneo”. Porti pazienza...
Mi sembra che di pazienza ne abbiamo avuta molta, e che molta ne abbiano avuta i lavoratori. Dire che gli investimenti arriveranno quando sarà il momento idoneo vuol dire in realtà rinviarli, ancora una volta, con l’unica conseguenza dell’au - mento del ricorso alla cassaintegrazione.
Fiat ha però detto che non ha chiesto nulla al governo, che farà da sé.
È propaganda. La verità è che se Marchionne non farà investimenti nel giro di sei mesi, ci sarà urgentemente bisogno di ammortizzatori sociali. Fiat non ha chiesto finanziamenti pubblici perché sa che a breve dovranno darglieli spontaneamente.
Intanto però fanno da soli «anche grazie alla sicurezza finanziaria garantita dalle attività extra-Ue», ha spiegato Marchionne.
Bene, parliamo delle attività in giro per il mondo: mi pare che Fiat in Serbia, in Brasile e negli Stati Uniti, abbia preso i soldi pubblici, anche in prestito, restituendo tutto con gli interessi. Non c’è nulla di cui vergognarsi: il settore dell’auto è, da sempre, finanziato da investimenti pubblici.
E se il momento idoneo non dovesse arrivare mai?
Siamo l’unico paese dove c’è un solo produttore: non è così in Corea, in Germania, in America e neanche in Francia. Io credo che si debba parlare di concorrenza: se Fiat non è in grado, si apra a nuovi produttori.
A chi?
Ad esempio alla Volkswagen che ha mostrato un interessamento per l’Alfa Romeo. Il compito però, anche qui, è del governo. Monti decida se gli interessa continuare a produrre automobili.
Il nuovo piano della Fiat è mantenere la produzione in Italia grazie all ’export.Mi pare sia la conferma che è la Chrysler ad aver comprato la Fiat, e non viceversa, e che l’Italia diventerà presto una provincia senza più una prospettiva industriale.
Sì, ma è possibile o no?
Marchionne sostiene che si può continuare a produrre in Italia solo se si vende in America. Ma se in Italia quest’anno si sono prodotte 450 mila auto, e se, per rispettare a pieno la nostra capacità produttiva, dovremmo raddoppiare quel numero, le vogliamo vendere tutte in America? Vi pare credibile? Pare credibile a quei sindacati che hanno creduto alla favola di Marchionne?
E cosa sarebbe credibile?
Gli investimenti. Se Fiat in Europa continua a perdere quote di mercato è, molto banalmente, perché non fa innovazione, non presenta modelli nuovi.
C’è la nuova 500L, dice Marchionne, e poi il Freemont.
Esattamente: tutti modelli che vengono prodotti in Canada, in Messico o in Serbia. In Italia facciamo solo la Panda, questo è il punto. Il risultato è che a Mirafiori si lavora tre giorni a settimana e che quello basta. Non vorrei che Fiat pensasse quindi che quello di Termini Imerese non sia più un suo problema, come non vorrei lo pensasse per l’Irisbus, lo stabilimento dove si facevano gli autobus.
Non lo deve pensare la Fiat. E il governo?
Noi corriamo il rischio che accanto alla Fiat ci sia Finmeccanica - che vuole dismettere tutto ciò che non è militare - Alcoa, il settore elettrodomestico e poi la siderurgia. Ovunque guardi, per uscire dalla crisi, serve un intervento di indirizzo pubblico per modificare il sistema e difendere l’occupazione.

lunedì 24 settembre 2012

PROPOSTE

Potete inviare qualsiasi forma di proposta,attraverso i commenti o la pagina facebook(Movimento Giovanile)

Dopo un vertice durato 5 ore,tra i vertici della FIAT e quelli del governo il risultato è stato al quanto generico,senza risultare molto fruttifero,se non per Marchionne,che ha ottenuto il lascia-passare da parte del governo,ad agire per il bene dell'azienda,a discapito della straordinaria qualità che un'azienda come la FIAT per anni ha dato al paese,ovvero occupazione e sviluppo.
Da alcuni stralci del comunicato stampa,si evince che il suo interesse per le fabbriche situate nel territorio italiano e di assoluta priorità,ma solo se il mercato dell'auto in Italia e in Europa sia prolifero,il che sta a sintetizzare che fino a quando non si alzerà la domanda di auto FIAT non si avranno stanziamenti finanziari per le fabbriche italiane.
Ennesima conferma dell'inutilità del governo attuale,DEBELLIAMO IL CANCRO DELL'ITALIA,LA CLASSE DIRIGENTE!  
Zona Franka 2.0- 29 settembre – Appello agli antifascisti pugliesi

domenica 23 settembre 2012

Come si fa pensare che il pensiero economico liberale possa ancora reggere tutto questo consumismo isterico!?
Come mai nel sistema economico,e in tutta la sua storia,si è avuto solo un sistema capitalistico,senza provarne altri!?
Come mai ogni giorno dobbiamo guardare le facce dei nostri simili e vederne l'alienazione?!
Come mai nonostante siamo liberi come ci dicono non aiutiamo tutte quelle famiglie che da 1 anno a questa parte non riescono più a vivere?!
Come mai non ci uniamo e lottiamo per il NOSTRO DIRITTO PIU' GRANDE!?    LA VITA!

 L'UNIONE FA LA FORZA,MA L'UNIONE SENZA OBBIETTIVO E' CAOS!

Quello che le tv non dicono sulle proteste Anti-Americane

Secondo alcuni articoli pubblicati su riviste on line(qui sotto vi darò le fonti)vien esplicitamente detto,che le proteste che si verificano in questi giorni a causa dell'uscita del film su maometto che si possono trovare ovunque sulle tv,sono in realtà delle finzioni,ovvero sono solo un piccolo gruppo di persone che creano rappresaglie e scontri in nome dell'America!
Tutto questo si verifica,e la storia qui ci è da maestra,che in passato per i prorpri interessi si è sempre dovuto trovare il motivo per compiere azioni,che in situazioni di normalità,farebbero indignare anche il più insensibile essere umano,ma è proprio qui,che lo sporco yankee con tutto il suo pensiero imperialista vien fuori,in che modo direte voi!?!,bene nel modo in cui noi tutti siamo stati aggiogati dal fatto che possiamo credere che la rabbia in medio oriente per un film,sia un po esagerata(mi riferisco all'uccisione dell'ambasciatore ucciso)ma non è così che vanno viste le cose,ma a 360gradi.
La morte dell'ambasciatore,lo squallido ruolo dei mass-media,ci fanno entrare in quello stato mentale per cui in medio oriente la gente non ha il valore della vita togliendolo con tanta facilità,ma è qui che dobbiamo attivare il "pensiero nuovo",informandoci, per capire se realmente i "figli" di maometto sono così crudeli, se hanno come metodo del dissenso la sola violenza,e chiedersi:"Ma il film.....creato in maniera blasfema per i credenti in maometto,l'uccisione dell'ambasciatore,la continua prostituzione dei mass.media,non possono essere moventi per un eventuale attacco al MEDIO-ORIENTE?!"
Io personalmente credo che sia così,e sono arrivato a questa conclusione cercando informazioni da i più disparati siti d'informazione,e chiedo a voi di far lo stesso,a che scopo?.....allo scopo di iniziare una emancipazione mentale verso i fatti che ci circondano!
Vi riporto qui sotto un bell'articolo riguardante i fatti pocanzi enunciati!
-Dietro gli scontri si nasconde L'Arabia saudita!

-Le persone che protestano sono mercenari pagati da superpotenze

sabato 22 settembre 2012

Documentari  (cliccare sopra,per visualizzare dei documentari)

PRESENTAZIONE

Salve a tutti,

Vorrei inaugurare questo blog partendo dal presupposto che è nato come piattaforma di discussione,il che mi lascia auspicare la vostra partecipazione in questo blog!
Le discussioni andranno a toccare tematiche di sfondo sociale,per questo cercherò di riportare qui tutti i fatti con la massima dignità che il tema comporta,e vi chiedo con tanta umiltà, di produrre discussioni costruttive,perchè come potete leggere dal nome del blog,è un movimento un NOSTRO movimento, prendiamoci in mano il presente,per far si che il futuro non sia visto più come una minaccia,o un vuoto cosmico,ma che possa essere ancora sinonimo di SPERANZA!
L'internazionalismo di questo blog per il momento,passa in secondo piano,perchè credo che dovremmo prima iniziare a conoscerci qui in italia....proporre idee e unirci prima noi italiani il che non sarà facile,per poi esportare il nostro pensiero al di fuori dei confini nazionali.Accetto ogni forma di critica o di tematica da affrontare e superare,il mio auspicio mi porta a pensare che potremmo creare un reale movimento indipendente,non come tutte quelle correnti nate e morte nella stessa velocità, e penso che la rapidità dell'ascesa non abbia reale importanza,non quanto ne potrebbe avere la solidità della base!
Io credo che possiamo creare un movimento nazionale di liberazione,siamo tutti figli del mondo e come tali ABBIAMO IL DOVERE E IL DIRITTO di cacciare o sopprimere,se democraticamente non sarà possibile.LA CASTA ITALIANA,I PARTITI,I GRANDI PADRONI,LE BANCHE ESTERE,ecc!
Il potere E' DEL POPOLO CHE LO ESERCITA VOTANDO,ma se il voto è un mezzo per tenerci addomesticati IO SONO PRONTO A RIBELLARMI FINO A QUANDO NON VEDRO' DIGNITA',GIUSTIZIA E UGUAGLIANZA NELLA MIA TERRA,LA TERRA ITALIANA!

C.R.                                                                      22/09/2012